Voci dal Sudan in conflitto
Il Comboni College e la sua missione in e-learning
Abbiamo conosciuto Don Jorge Carlos Naranjo Alcaide, rettore del Comboni College di Khartoum, nel 2024, quando una delle sue collaboratrici ci ha contattato per esplorare la nostra offerta formativa. L’interesse verso la modalità e-learning era altissimo, e presto ci è stato chiaro il perché.
Quando ci siamo sentiti Don Jorge si trovava ben lontano dalla capitale sudanese: nel 2023, lo scoppio della guerra civile ha coinvolto la sede principale del college, che, sebbene ancora in piedi, è diventata l’epicentro di un campo di battaglia. Così, Khartoum è rimasta nel nome, ma le attività dell’istituzione hanno preso un’altra forma.
È una storia che merita di essere raccontata, e per farlo abbiamo intervistato direttamente Don Jorge, che ci ha dipinto un quadro molto vivido della situazione in Sudan e degli sforzi di studenti e docenti, impegnati in quello che possiamo definire un autentico movimento di resistenza civile e culturale.
Storia di un Paese in guerra: le radici, l’indipendenza, i conflitti interni
Il Sudan, situato nel cuore dell'Africa nord-orientale, ha una storia complessa e ricca di influenze. Il Nord del Paese è prevalentemente islamico, mentre il Sud è cristiano, e queste due religioni hanno convissuto per secoli, alternando periodi di pace a conflitti. Profondamente influenzato dall'Impero Ottomano, alla fine dell'Ottocento divenne protettorato britannico insieme all’Egitto, per poi ottenere l’indipendenza nel 1956.
Da allora il Paese ha vissuto periodi di grande instabilità politica, culminata con il colpo di stato del 1989, in cui il generale Omar Al Bashir destituì il presidente eletto Sadiq al-Mahdi per instaurare un governo teocratico sulla base della Shari’a, la legge islamica.
Anche la storia più recente è stata macchiata dai conflitti interni, che hanno portato alla dichiarazione di indipendenza del Sudan del Sud, nel 2011, e alla recente guerra civile, scoppiata nel 2023, che vede contrapposti due gruppi armati: le forze militari sudanesi e un gruppo paramilitare staccatosi dall’esercito regolare, le Rapid Support Forces, attualmente comandato da Mohamed Hamdan Dagalo.
La missione di Daniele Comboni e il Comboni College Khartoum (CCK)
La storia del Comboni College è profondamente intrecciata con quella del Sudan, ma anche, indirettamente, a quella dell’Italia: le sue origini risalgono infatti a Daniele Comboni, un missionario italiano che intraprese la sua missione nel XIX secolo.
Fondato nel 1929 come scuola secondaria, il Comboni College Khartoum (CCK) nasce come istituzione cattolica per proseguire la missione educativa di Comboni. Da allora, il college è cresciuto diventando un'istituzione multireligiosa e internazionale, con sede nella capitale Khartoum, che accoglie studenti sia cristiani che musulmani.
La sezione universitaria: il Comboni College of Science & Technology
Al 2001 risale l’apertura della sua sezione universitaria, su richiesta dei genitori che desideravano per i propri figli una continuità educativa che si basasse sui principi della scuola: la formazione di una società inclusiva, dove ogni individuo possa aspirare all’eccellenza, sia spirituale che professionale.
L’offerta didattica del neonato Comboni College of Science & Technology comprendeva un corso di laurea in informatica, a cui si è aggiunto un programma IT (Information Technology) e uno di lingua e letteratura inglese, con l’italiano come seconda lingua. Più recente, e di crescente importanza, è il corso in scienze infermieristiche.
A fianco a questa offerta ci sono i corsi brevi di lingua, tecnologia e metodologie educative, frequentati dai cittadini per motivi personali o professionali.
Il terremoto della guerra e la riorganizzazione accademica
Lo scoppio della guerra civile nel 2023 ha rappresentato una sfida enorme per il Comboni College. La sede storica di Khartoum, diventata in poche ore l’epicentro del campo di battaglia, è stata abbandonata, ma per una serie di contingenze l'istituzione è riuscita a riorganizzare un centro operativo a Porto Sudan, nel Nord-est del Paese.
A loro volta molti studenti sono stati costretti a fuggire, e tanti si trovano bloccati in zone occupate, con prevedibili difficoltà di accesso alle risorse e alle comunicazioni. La guerra ha avuto un impatto devastante sulla loro vita; dal punto di vista educativo, si potrebbe trattare di una “storia interrotta: eppure, circa il 73% degli studenti – interpellati tramite questionario, ci racconta Don Jorge – ha espresso il desiderio di continuare gli studi”.
Il college ha deciso quindi di potenziare l'utilizzo della piattaforma Moodle, già sperimentata durante la pandemia di Covid-19, prediligendo una modalità di didattica asincrona. Quest'ultima si è rivelata particolarmente utile per gli studenti che si trovano in zone con connessione internet limitata, per cui l’unica soluzione è scaricare il materiale didattico e studiarlo offline.
Ci sono anche molte persone che sono riuscite a rifugiarsi in Paesi limitrofi, ma che avrebbero difficoltà ad ottenere il riconoscimento dei titoli conseguiti o in fase di conseguimento: in questo contesto, l'e-learning rappresenta una risorsa fondamentale per consentire loro di proseguire il percorso formativo e mantenere un legame con il loro Paese d'origine, in attesa (e nella speranza) di poter rientrare.
L’impegno sociale: continuare gli studi, sostenere la popolazione
Il Comboni College ha abbracciato l'e-learning non solo come soluzione per garantire la continuità didattica, ma anche come strumento per mantenere vivo il contatto tra gli studenti e la comunità. L'impegno del corpo docente è stato fondamentale in questo processo: nonostante la distanza, i docenti continuano a seguire i loro studenti e a mantenere contatti regolari, per sincerarsi della loro situazione e delle loro necessità.
Gli studenti di scienze infermieristiche, in questo scenario, rappresentano un caso unico perché, per completare il proprio percorso di studi, devono svolgere la parte di pratica a Porto Sudan: è qui che il college è riuscito a riorganizzarsi trasferendo lo staff del dipartimento, acquisendo i laboratori e gli accordi con le strutture ospedaliere. Per alcuni di loro questo ha significato percorrere più di 1.000 chilometri in un Paese in guerra, con tutti i rischi del caso.
Oltre all'attività accademica, il Comboni College ha ampliato il proprio impegno sociale, aprendo a Porto Sudan una clinica infermieristica specializzata in cure palliative. Circa 200 volontari, insieme a un'équipe specializzata, si dedicano a fornire cure e supporto, formando il personale sanitario locale e offrendo assistenza agli sfollati e alle vittime della guerra.
Il Comboni Italian Center e il corso “Vivere e studiare in Italia”
Nel 2024 il Comboni College ha contattato il Consorzio ICoN per attivare una convenzione sul corso “Vivere e studiare in Italia”, uno dei moduli dei corsi UniVerso Italia-Europa. I corsi sono stati sviluppati da ICoN con il sostegno del MUR e possono essere utilizzati da atenei italiani e stranieri interessati a favorire l’internazionalizzazione del sistema, in particolare per quanto riguarda l’inserimento degli studenti internazionali nei corsi di laurea italiani.
Nel contesto di un sistema educativo che ha avuto periodi di forte islamizzazione, racconta Don Jorge, l'offerta di lingue straniere come l'italiano rappresenta una finestra aperta su altri valori e modi di vedere il mondo: anche prima della guerra, i corsi serali del Comboni Italian Center attiravano studenti interessati sia per motivi culturali che di commercio.
Durante il periodo della didattica online, il numero di studenti è notevolmente incrementato, comprendendo anche cittadini sudanesi già residenti in Italia, che hanno trovato nel corso di italiano con il Comboni Italian Center un modo per sentirsi più vicini alla loro patria.
Don Jorge si dice convinto che “Vivere e studiare in Italia” e in generale la collaborazione con ICoN può rappresentare, in questo contesto, una risorsa preziosa sia per gli studenti del Comboni College che per gli studenti italo-sudanesi, che anche a distanza trovano in questa istituzione un importante punto di riferimento.
Always More Always Better: guardando al futuro
La durissima situazione in cui versa il Sudan a causa della guerra civile non ha ottenuto, in questa parte del mondo, una risonanza mediatica pari a quella dei conflitti russo-ucraino e isreaelo-palestinese. Motivo per cui siamo grati di aver potuto ascoltare, grazie a questa collaborazione, il racconto di chi quotidianamente naviga questa situazione di conflitto, portando avanti al tempo stesso una fortissima missione educativa.
La guerra ha causato danni enormi al Paese, ma il Comboni College è determinato a offrire il meglio alle future generazioni di sudanesi, esattamente come recita il suo motto: “Always More Always Better”. L'eredità di Daniele Comboni, pioniere dell'educazione in Africa, continua a ispirare il lavoro del college e a mantenere saldi i valori dell’inclusione, del dialogo interreligioso e dell’impegno sociale.
Nonostante le sfide del presente, ci sentiamo di dire che il Comboni College rappresenta davvero un punto di riferimento e una guida per la popolazione sudanese: un simbolo di resilienza e di speranza in un futuro migliore.